Teatro Mazzacorati
La storia della Villa Aldrovandi-Mazzacorati, situata in via Toscana, nel quartiere Savena, comincia nel XVII secolo, quando apparteneva alla famiglia Marescotti. Fu Gianfrancesco Aldrovandi, appena rimasto orfano del padre Raniero, a volere un teatrino all’interno di quello che all’epoca era chiamato “Palazzo a Camaldoli” e che, sempre all’epoca, era situato nelle campagne bolognesi, sulla strada per la Toscana.Il conte Gianfrancesco Aldrovandi, uomo molto colto, ereditò la Villa per diritto di primogenitura e fu il promotore dei lavori di ristrutturazione dell’edificio che portarono appunto alla costruzione del teatro nell’ala sinistra della Villa. Il teatro venne inaugurato il 24 settembre 1763 con la tragedia di Voltaire “Alzira”, che fu tradotta da Vincenzo Fontanelli, letterato modenese e suocero del proprietario; Gianfrancesco proprio in quegli anni sposò la figlia del Fontanelli, Lucrezia.
Il teatro di Villa Aldrovandi-Mazzacorati può essere considerato il più pregevole e ben conservato esempio di teatro privato in Villa settecentesca d’Europa, il migliore in assoluto per l’acustica. Un teatro non di notevoli dimensioni ma completo di tutto. Al suo interno sono infatti presenti un palcoscenico sopraelevato, il retropalco, l’attrezzeria e il foyer. La sala è rettangolare con due ordini di balconate arricchite con 24 sculture di sirene, tritoni e cariatidi. Queste opere sono rappresentate nell’intento di sorreggere le balconate con la schiena o la testa ma in realtà la loro funzione non era portante, anzi in alcune occasioni le statue erano abbellite da ghirlande e ramoscelli durante le rappresentazioni. In sala il visitatore è immerso in ciò che sembra un giardino fiorito grazie a putti e ghirlande affrescati a “trompe l’oeil” sulle pareti laterali della platea, completano le decorazioni alle pareti le scene di caccia settecentesche. Diverso invece lo stile delle pareti delle balconate superiori, di natura neoclassica.
Il teatro della Villa Aldrovandi Mazzacorati ha così accompagnato gran parte della storia della Villa, Villa veneta con barchesse in territorio bolognese. Nello stesso periodo di realizzazione del teatro, l’edificio di via Toscana assunse l’aspetto che ha tuttora, grazie al progetto dell’architetto Francesco Tadolini. Nella prima metà del 1800 la Villa passò prima a Giuseppe Mazzacorati, che fece scrivere il suo nome sul timpano ma non apportò modifiche significative alla Villa, e poi alla famiglia Sarti. Nel 1928 venne ceduta ai Fasci di Combattimento che ne fecero una residenza estiva per bambini gracili. Divenne poi ospedale e negli anni ’70 del Novecento fu sede dell’anagrafe. Oggi la Villa ospita al suo interno il Museo Storico del Soldatino e un Poliambulatorio del Servizio Sanitario Regionale